LA GIÖBIA

In alcuni luoghi dove sopravvive la tradizione, la Giöbia è ancora simbolo dell’inverno e dei suoi problemi, che devono essere bruciati con un grandissimo fuoco – il falò – per far scomparire i mali e perché possa nascere, sbocciare gioiosamente la nuova stagione con doni abbondanti.

E’ il caso di Busto Arsizio, dove la Giöbia è raffigurata, impersonata da una vecchia brutta, fatta di paglia o altro materiale combustibile, rivestita di stracci o abiti dismessi, che viene bruciata in piazza l’ultimo giovedì di gennaio.

Rappresenta l’inverno, la brutta stagione che se ne và col fuoco portando con sé ogni elemento negativo, malattie ed altro. Era una “festa??? pubblica, collettiva, nella quale si mangiavano piatti tradizionali costituiti da risotto con salsiccia e polenta con i “brüscitt???; poi seguiva il “falò???.

A Varese non è mai stata una festa pubblica, ed ha avuto origine dalla“Puscena???, dal latino post cenam = dopo cena(a chiara e ulteriore dimostrazione che il nostro dialetto ha origini latine, e non è una derivazione con storpiatura dell’italiano). Le “puscene??? erano due:

  1. quella degli uomini, il penultimo giovedì di gennaio
  2. quella delle donne, l’ultimo giovedì di gennaio.

La Puscena di óman si svolgeva in una cascina, casolare o abitazione, nella quale si riunivano uomini di case o cascine vicine, si preparavano loro stesso la cena e facevano un po’ di baldoria con abbondanti bevute (‘na cióca). La Puscena di oman si è a poco a poco estinta, col passar del tempo.

La Puscena di donn avveniva il giovedì successivo a quella degli uomini, l’ultimo giovedì di gennaio: pure essa in una cascina dove appunto si riunivano le donne per una cena in compagnia. Il menü costituito da verze in insalata, fagioli, acciughe, e qualche cotechino cotto alla griglia sul camino.

Col passar degli anni il menü si è modificato e arricchito con pastasciutta col pomodoro, … poi ancora qualche biscotto col vermouth … e qualche cannoncino o dolciume di pasticceria. Sul finire qualche scherzo da parte degli uomini.

Storico, successo a Casbeno o nei dintorni: calata dal camino una gamba fatta di paglia con una calza rossa mentre una voce cavernosa gridava:???oh donn, oh dunett
l’è ura d’andà in lecc
sa ga credii mia … vardee ‘sta gamba
l’è ‘l San Pedar ca la cumanda.

con grande spavento e fuga delle donne.

Ricerche sulla Giöbia riportate in una tesi di laurea (lettere moderne, di Malnati Isabella – 1990):

  • Morosolo: ritrovo in una stalla, donne anziane raccontavano storie o favole, la “pietanza??? era costituita da un piatto di fagioli con contorno di verzein insalata condite con olio di ravizzone (pianta erbacea un tempo coltivata, dai cui semi si ricavava olio). Solo negli ultimi anni si èpassati alla pastasciutta.
  • Luvinate: ritrovo in una cascina, maccheroni al sugo. Un anno gli uomini avevano preparato un aggancio alla catena del camino, e sul più bello hanno sollevato la pentola all’interno della cappa lasciando le donne a bocca asciutta.
  • Casciago: la partecipazione era di donne di tutte le età, dalle più vecchie alle più giovani.
  • Barasso: nel camino, ogni due anni bruciavano il pajun, costituito dalle foglie delle pannocchie del granoturco inserite in un sacco-fodera che in certe case o cascine povere fungeva da materasso; poi furmagìna cu’i scigóll (formaggina, oggi la ricotta, con le cipolle).
  • Masnago: assieme uomini e donne; polenta con costine di maiale, castagne che venivano conservate nel riccio, poi biscotti col vermouth e balli con la fisarmonica.

Ogni famiglia, gruppo, cascina, paese, organizzava la puscena in modo autonomo e particolare, non esistendo un rituale o schema cui riferirsi.

Una costante la si ritrova però dappertutto: il fuoco del camino, del focolare domestico, che cuoce, ma anche scalda e purifica, scaccia il male, identificato con i moscerini: veniva infatti detto che la mancata partecipazione alla puscena avrebbe comportato, nella stagione seguente, un copioso assalto e molestia di moscerini alle gambe durante i lavori all’esterno (orto, fienagione, pollaio, ecc.)

Poi anche la puscena delle donne ha finito a poco a poco col tramontare assieme ad altri fatti e credenze legate al mondo contadino.

Da qualche parte, dopo che era cessata la puscena di oman, avevano cominciato a partecipare alla Puscena di donn anche qualche marito, figlio, uomo, ed a poco a poco ha cambiato il nome in Giöbia, ed era anche una festa di commiato per i molti uomini (muratori, carpentieri, scalpellini) che emigravano a lavorare. Arrivavano per le feste natalizie e ripartivano alla fine di gennaio: era una festa di saluto per un’assenza che nella maggior parte dei casi durava fino alla fine dell’anno.

Ora sopravvive col nome di GIÖBIA – riesumata dalla Famiglia Bosina nell’ultimo giovedì di gennaio – con il significato di Festa della Donna, di omaggio dell’uomo alla donna per tutto quello che fa nella famiglia: non c’è più il pollaio, i conigli, la stalla, la mucca da mungere, il vitellino da allevare, l’orto da coltivare, il baco da seta …, ma la donna di casa deve pulire, rassettare, lavare, stirare, cucinare, badare al marito, ai figli, l’asilo, la scuola, la spesa … ed in molti casi – oltre alle faccende di casa – a lavorare per 7 o 8 ore.

festa_giobia

La Giöbia, così come ripresa a Varese dalla Famiglia Bosina, vuole essere un riconoscimento e ringraziamento alla donna.

Simbolo è il “cuore???, il dolce avente appunto forma di cuore che si vede nelle vetrine delle pasticcerie l’ultima settimana di gennaio, e che l’uomo offre, quale omaggio, alla sua donna.

 

Festa degli auguri

La Famiglia Bosina, custode delle tradizioni varesine e sempre attiva nel creare momenti di aggregazione tra le varie componenti della società civile cittadina, organizza come di consueto una serata prenatalizia chiamata “Festa degli Auguri???.

Il Carnevale Bosino

Da un articolo de ???La Prealpina??? del 1989:

“ Remotissime sono le origini del Carnevale varesino …

… Di certo si sa che diversi secoli fa, sull’esempio di Venezia, della vicina Svizzera e specialmente di Milano – luoghi questi in cui la tradizione era parecchio osservata – anche nel nostro “insigne borgo??? si usava contrassegnare il periodo carnevalesco con manifestazioni e feste varie.

Durante la signoria di Francesco d’Este (1753 – 1780) il carnevale ebbe nella nostra città momenti di grande popolarità. Specialmente poi nel secolo scorso le manifestazioni carnevalesche si svilupparono; vi fu tra l’altro un periodo in cui i cortei mascherati richiamavano l’attenzione pubblica su taluni problemi di carattere sociale; nel 1879 ricordarono la realizzazione del ricovero per anziani, nel 1881 l’ospizio de i poveri e nel 1892 la cura marina dei bambini.

Per un lungo periodo il “Carnevalone??? si imperniò sulla visita che “Re Bosino??? faceva alla città. Arrivava col treno delle due e a riceverlo era una enorme folla fra la quale spiccavano finti amministratori pubblici in marsina. Ricevute le chiavi della città, Re Bosino saliva sul carro foggiato a trono e quindi, acclamatissimo, raggiungeva la piazza del Podestà ove, da un balcone, pronunciava un discorso.

In seguito gli organizzatori stabilirono il loro quartier generale presso il Teatro Sociale nel quale si svolgevano spettacolari veglioni e festose mascherate.

Venendo a noi il Carnevale Varesino fu risvegliato, dopo decenni di letargo, dal Comitato Befana Sportiva. L’edizione della rinascita si ebbe nel 1967. Le successive edizioni fecero segnare successi in crescendo, ma col passare del tempo lo slancio dei promotori si affievolì. Vi furono vari quanto vani tentativi di ripresa: l’ultima sfilata per le vie del centro si svolse nel 1984???.

Dallo stralcio dell’articolo sopra riportato risulta che anche per quanto concerne il Carnevale con carri e mascherate vi debbono essere state notevoli interruzioni.

Infatti nel 1967, dalle “Cronache??? di Mario Lodi sul “Calandari??? della Famiglia Bosina, si legge che l’11 febbraio di quell’anno “ … dopo circa 30 anni ritorna per le vie cittadine il corso mascherato di carnevale …???

E nel 1978, nelle stesse “Cronache??? si legge che, in data 11 febbraio: “ … Dopo tanti anni di successi il Carnevale Varesino va in crisi: niente corso mascherato ma solo coriandoli …???

Nel 1981: “… La manifestazione del Carnevale Varesino, dopo mille difficoltà, si svolge per la prima volta lungo il Corso Europa, la spaziosa arteria che si snoda da Bosto al Nifontano…???

Nel 1982: “… Grande successo del corteo di carnevale tornato trionfalmente a sfilare lungo le vie del centro cittadino … animatore della manifestazione il “Pin Girometta???, la maschera varesina creata molti anni fa dal compianto prof. Giuseppe Talamoni …???

Nel 1985: “…Il Comitato del Carnevale Varesino decide anche per quest’anno di non organizzare la sfilata mascherata con carri allegorici …???

Nel 1989: “Domenica di carnevale (o domenica grassa): Viene ripreso il Carnevale Varesino dopo 5 anni di pausa (1984). Al pomeriggio grande sfilata fra due ali di folla festante, fra coriandoli e stelle filanti, lungo le vie del centro cittadino chiuso al traffico, sfilata aperta dalla tradizionale maschera bosina “Pin Girometta??? in carrozza. Vi hanno contribuito otto quartieri: S.Vittore, Valle Olona,San Fermo, Biumo Inferiore,Biumo Superiore, Bustecche, Bosto e Casbeno…

…Quindici Corpi Bandistici della zona hanno condecorato il corteo mascherato.

Nel 1991: “… Sabato grasso …ma si direbbe che è già quaresima! Niente maschere, niente carri, niente sfilata … molta austerità (Guerra del Golfo)…???

Nel 1993 rivive, come già detto, il Re Bosino con il suo discorso.

Nel 1996, con iniziativa della Famiglia Bosina, rinasce anche il Carnevale con la partecipazione dei Rioni cittadini che allestiscono alcuni carri per la sfilata.

Nel 1997 la sfilata comprende ben 16 carri.

Nel 1998, il 28 febbraio: “ …al pomeriggio il centro … è preso d’assalto da migliaia di persone … per vedere la sfilata dei venti carri allegorici (due ore)… al corteo partecipa anche una carrozza trainata da due cavalli bianchi, sulla quale troneggia il Re Bosino, che ha alla sua sinistra il Sindaco e, di fronte, il Regiù della Famiglia Bosina …???

Da allora ed a tutt’oggi, il Carnevale Varesino si svolge con regolarità ogni anno: la domenica grassa, in una sala del Municipio, il Sindaco consegna al Re Bosino la chiave della Città. Il sabato grasso si svolge il corteo con carri e maschere, che si conclude con il discorso del Re Bosino, gli ultimi anni dal balcone della torre di Piazza Monte Grappa.

Dalle “MEMORIE CRONOLOGICHE??? di Varese (1 gennaio 1847 – 30 settembre 1903 – di Antonio e Luigi Maroni – a cura di Gianpiero Buzzi e Clemente Maggiora – Ed. Lativa 2003:

1869 – Nel Carnevalone si introdusse anche qui da noi l’uso della maschera patriottica detta “Bosin???, si raccolsero delle offerte in denaro ed in effetti coi quali si istituì una lotteria in Piazza del Podestà nel giorno di giovedì grasso, e così pure premi alle migliori mascherate del successivo sabbato grasso.

1870 – In Carnevale oltre ai soliti veglioni si ebbe, come l’anno passato , la mascherata del Bosino nelle giornate di giovedì e sabbato grasso, e questa a spese di pubblica sottoscrizione.

1882 – Nelle giornate del Carnevalone si ebbe un gran barcone molto bene addobbato e che, composto di signori e di quattro signorine si incaricò di una questua per le contrade a favore del recente Ricovero di mendicità, e raccolse la bella somma di lire 600.

1884 – Giovedì grasso festival in Piazza del Mercato, arrivo della maschera Bosino con la moglie dalla strada ferrata, e viene condotto su un gran carro addobbato per la città con banda e gran corteo.

1885 – Si compie il carnevale con una lotteria in Piazza Podestà nel sabato grasso.

1886 – Il carnevale in piazza fu niente.

1887 – Il carnevale misero.

1892 – Tutto il carnevale venne danneggiato per le piogge ostinate.

1893 – Gli ultimi giorni del Carnevale una società di cittadini procurò dei bei carri di maschere che piacquero.

1896 – Povero Carnevale.

1898 – Il Carnevale è morto tranquillamente.

1899 – Carnevale modesto.

1901 – Oggi sabato grasso morirà il già morto carnevale.

1903 – Sabato grasso magro come tutto il Carnevale.

Calandàri della Famiglia Bosina

Un calendario, quindi, ma soprattutto un libro ricchissimo di informazioni, che racchiude storie, aneddoti e curiosità storiche e non solo su Varese e i suoi personaggi.