

Custode del dialetto, delle usanze e della storia di Varese, la Famiglia Bosina, da oltre cinquanta anni, anima la città nel segno della trazione.
Promuovere e valorizzare le realtà locali è uno degli obiettivi principali della Famiglia Bosina.
Pertanto quest’anno la storica “Festa degli Auguri” si terrà al centro Gulliver.
Abbiamo il piacere di accompagnare l’associazione che da oltre 30 anni è presente sul territorio, nella sua prima occasione di presentare il nuovo spazio creato e pensato per ospitare eventi, ennesima dimostrazione di apertura della comunità verso la città.
E’ importante per noi sottolineare che gli host della serata fanno parte della comunità e che la cena, con prodotti per la maggior parte da loro coltivati, quindi a k.0, sarà da loro cucinata e servita in tavola, sempre nel rispetto delle loro regole.
L’appuntamento è quindi per il giorno 5 dicembre alle ore 20 in via Albani, 91 – Varese
Vi aspettiamo
Durante la cena ci sarà un breve intrattenimento musicale e la presentazione del nostro “Calandari d’ra Famiglia Bosina par ur 2024”
Iscrizioni presso Libreria Canesi – Segreteria fam bosina – Iotti Cristina
entro il 30 nov. 2023
Costo 45€
Gentilissimi,
nell’indire come ogni anno il tradizionale Concorso di Poesia dialettale, La famiglia Bosina ha il piacere di allargarne quest’anno l’orizzonte e la platea di partecipazione, conferendo un premio a tre differenti categorie di autori:
Si prega di leggere attentamente le disposizioni del Bando allegato e di compilare il Modulo di partecipazione riportato qui .
Gli elaborati dovranno a noi pervenire entro le ore 18 del giorno 30 novembre 2023 nelle modalità indicate all’Art. 5 del Bando e rispettare le disposizioni di cui all’Art. 6..
Ci auguriamo che il concorso susciti entusiasmo tra la cittadinanza di tutte le fasce d’età e che numerose siano le opere poetiche inedite da poter vagliare e valorizzare.
Domenica 7 maggio 2023 | Festa di San Vittore
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
ore 6.15
Santuario del Sacro Monte
Breve cerimonia per la benedizione della fiaccola da parte di don Sergio Ghisoni, parroco arciprete della chiesa di Santa Maria del Monte
ore 6.20
Partenza della fiaccolata a staffetta di 47 km attraverso tutti i rioni e le parrocchie di Varese
ore 10.15
Palazzo Estense – Salone Consiliare
Cerimonia di conferimento della GIROMETTA D’ORO con i Maestri del lavoro e del premio ad una attività commerciale cittadina
ore 10.30
Arrivo della fiaccola in via Sacco, ingresso a Palazzo Estense
a seguire
Trasferimento a piedi dai Giardini Estensi a Piazza San Vittore con moto e auto storiche progettate o costruite nel territorio varesino e consegna della fiaccola dal Sindaco al Prevosto di Varese
ore 11.30
Basilica San Vittore
Accensione del faro di San Vittore e solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Luigi Panighetti. Offerta dei ceri coi colori dei rioni cittadini e assegnazione di un riconoscimento alla “Mamma dell’anno”
al termine
Aperitivo in piazza Canonica offerto dalla Famiglia Bosina
Giovedì 27 gennaio 2022, tradizionale Festa du ra Giöbia ma il Covid ancora impedisce alla Famiglia Bosina, per il secondo anno, di festeggiarla con la cena, con i balli, con l’allegria. Grazie al giornale online Varesenoi e al suo direttore Andrea Confalonieri è stato possibile almeno vivere una versione televisiva della festa di dònn varesina, antesignana di San Valentino e dell’8 marzo. Ecco allora le immagini, che hanno permesso ai varesini di entrare nella sede della Bosina in via Speroni dove, ad attenderli, vi erano il regiù Luca Broggini, il suo vice Giuseppe Micalizzi, Mario Zeni, Marco Dal Fior, Marco Broggini ed Elena Zoja. Dopo i saluti del regiù, Lidia Munaretti e Antonio Borgato (i veri mattatori della serata, e vedremo il perché) hanno illustrato con abbondanza di particolari e citazioni dialettali il significato della festa du ra Giöbia, un appuntamento che la città di Varese tende a dimenticare (non tutte le pasticcerie, ad esempio, avevano in vetrina il dolce a forma di cuore) ma che grazie alla nostra Famiglia torna ogni anno di attualità.
E’ poi toccato a Marco Broggini, segretario del premio Poeta Bosino, illustrare in sintesi la storia di questo concorso poetico in dialetto, nato dieci anni dopo la fondazione della Famiglia Bosina, e cioè nel 1966. Un premio poetico che da allora ha sempre camminato a braccetto con la Festa du ra Giöbia. 25 i poeti partecipanti (un lieve aumento rispetto ai numeri degli ultimi anni), 48 le poesie in gara, questa la classifica.
Primo classificato Poeta Bosino 2021
Antonio Borgato
con la poesia
Anca par ti
con la seguente motivazione: “Il componimento è ben strutturato e organizzato su tre quartine ritmate e musicali e utilizza un dialetto ricercato, con particolare attenzione alla disposizione degli accenti, nel cogliere un momento particolare di meditazione e riflessione sul destino dell’uomo, cercando di dare un segno di speranza, una piccola luce per tutti dentro il buio della notte che ci avvolge.
Anca par ti
Scüür d’inciòstar intùrna, dumà ‘na finèstra inlüminàda:
l’è un lüm piscinìn, ‘na candìra pizzàda in sül scòss.
La lüsìss tremurént e la riéss mia a sciarì i umbrìi du la nòcc,
ma la sa véd, ‘mè ‘n fàru in màar, fìna da inscì tant luntàn.
Chi l’è che l’avrà pizzàda e quàal sarà ul sò parchè?
Fórzi la cumpàgna i uraziun par chi l’è pü a sto mund;
fórzi l’è ‘n ségn da sperànza parchè ga sia salüüt e pàas;
fórzi l’è ‘n invìid a turnà a cà par chi l’è nài o l’è sperdüü.
Quàal che ‘l sia ‘l sentimént, ‘l desidéri, la paüra l’è no impurtànt.
Déntar ul tò cör gh’è sèmpar ‘na quài sperànza, ‘n tripilamént:
l’è assée ‘n lüüm piscinìn, tremurént, in la nòcc pussée scüra,
te ‘l vàrdet ben e te podet réndas cünt ca l’è pizz anca par ti.
Anche per te
Buio d’inchiostro intorno, solamente una finestra illuminata:
è un piccolo lume, una candela accesa sul davanzale.
Brilla tremolante e non riesce a svelare le ombre della notte,
ma si vede, come un faro in mare, persino da così tanto lontano.
Chi l’avrà accesa e per quale motivo?
Forse accompagna una preghiera per chi non c’è più;
forse è un segno di speranza perché ci sia salute e pace;
forse è un invito a tornare a casa per chi se n’è andato o è disperso.
Quale sia il sentimento, il desiderio, la paura non è importante.
Dentro al tuo cuore c’è sempre una speranza, un’agitazione:
è sufficiente un lume piccino, tremolante, nella notte più scura,
lo guardi bene e ti accorgi che è acceso anche per te.
Secondo classificato
Carlo Piccinelli
con la poesia
Prima ca riva nott
con la seguente motivazione: “La poesia riflette pessimisticamente sul senso della vita umana, con la sua caducità e le sue ferite che si accumulano nel tempo ma invita comunque alla fine a sorridere e se possibile a lasciar correre sui tanti problemi che affliggono il cuore dell’uomo. La profondità del messaggio si accompagna poi all’utilizzo di un dialetto che usa termini ricercati e inusuali.
Prima ca riva nòtt Prima che giunga notte
Su àar da parpài vugàn via i ùr, Su ali di farfalla volano le ore,
un bòff da vènt e sa cambia direzion; un soffio di vento e si cambia direzione;
i medesìn cumedàn i dulùr, le medicine leniscono i dolori,
ma sòtt a ra scèndra nìsan i quèstion. ma sotto alla cenere dormono i problemi.
Ra gloria da ier l’è péna svapuràva, La gloria di ieri è appena evaporata,
i danée a quéll’ora là varéran nagòtt; il denaro all’ora fatale varrà nulla;
na scurléra sul cor la scund na ferìva: una smagliatura sul cuore cela una ferita:
rid e lassà cùur prima ca riva nòtt! sorridi e lascia correre prima che giunga notte!
Terzo classificato
Lidia Enrica Munaretti
con la poesia
Distraziun…in utubar
con la seguente motivazione: “Il componimento delinea un quadretto autunnale in cui la natura partecipa della vita dell’uomo in maniera giocosa e positiva, utilizzando un dialetto vivace e ricco di riferimenti all’allegria, al colore, all’infanzia, alla leggerezza, fino ai due versi finali in cui emerge il tipico elemento umoristico a interrompere improvvisamente la situazione idilliaca delineata nei versi precedenti.
distraziùn… IN utùbar
Crìan i föj sécch sóta i mè pass ligér,
’n sù tevidìn ‘l ma scalda i penséer.
Sü ’n fò quasi biótt rampega ’n nisciulìn
’n gatt al pisòca in sül mür dul giardìn.
Sa scürtan i giurnàa, ma che bèi culùur!
L’aütünn al pitüra i sò caplaùur,
i a fà sü in d’un véel tant ‘mè ‘na spùsa,
da rimirà bianca e maestùsa.
Vùus da fiö ca giügan pién de légrìa;
setàa in sü ‘na banchéta, a l’umbrìa,
dó dònn ciciaràn; ’n cagnö ‘l cùrr in sül pràa,
da ‘na finèstra ’n càntich passiunàa.
E mi camìni dàsi in sü sto santée
in mèzz a risciö, castégn e rüedée.
Ho ciapàa sü ’n scarpüsc… ma pògi al bastùn:
varda indùa ta métat i pée, ma dabùn!
DISTRAZIONE… IN OTTOBRE
Scricchiolano le foglie secche sotto i miei passi leggeri,
un sole tiepido mi scalda i pensieri:
Su un faggio quasi spoglio si arrampica uno scoiattolo,
un gatto sonnecchia sul muro del giardino.
Si accorciano le giornate, ma che bei colori!
L’autunno dipinge i suoi capolavori,
li avvolge in un velo come una sposa,
da ammirare bianca e maestosa.
Voci di bambini che giocano pieni di allegria;
sedute su una panchina, all’ombra,
due donne chiacchierano; un cagnolino corre sul prato,
da una finestra un cantico appassionato.
E io cammino adagio su questo sentiero
in mezzo a ricci, castagne e roveti.
Sono inciampata… mi appoggio al bastone:
guarda dove metti i piedi, ma davvero!
Come anticipato, Lidia e Antonio, grandi mattatori della serata, moglie e marito premiati entrambi. La serata si è conclusa con le parole del regiù, che ha presentato (Covid permettendo) i successivi momenti che vedranno la Famiglia Bosina impegnata nella sua ‘missione’: mantenere viva la bosinità.
“Cüràss cun la natüra, l’è lunga ma sicüra”,
disévan i nòst vécc se ‘n quaivün l’éva in lécc.
“I dutùr al lett d’un maràa hinn ‘mè i òrb ca tìran bastunàa”, ‘l giuntàva là ‘n tòcch ‘n quaivün un pù matòcch.
Ma in ‘sti pruèrbi gh’è pócch da bunséns e sagézza
e, incöö, fànn dumà surìid e tanta tenerézza.
‘Na póma al dì la garantìss mia da restà san
e scampà da malànn e da dutùr par cént’ann!
In ‘sti ann da “gübèj”, dul virus cun la curóna,
ga saréss da ringrazià püssée d’una persóna,
però incöö, ra Famiglia Bosina da Varées
la prémia ‘n càmis bianch ca ‘l unùra ‘l nòst paés.
Par la Giruméta d’òr, difàti, l’ha pensàa
pròpi a ‘n dutùr, un prufessùr, un busìn scienziàa
che, ùltra a vèss un lüminàri in du l’uspedàl,
l’è impegnàa in ‘sta “guèra” fina a livèll naziunàl.
“Le cure con metodi naturali sono lunghe ma sicure”,
dicevano i nostri vecchi se qualcuno era malato.
“I dottori al letto d’un malato sono come ciechi che tirano bastonate”, vi aggiungeva qualcuno un po’ sciocco.
Ma in questi proverbi c’è poco buonsenso e saggezza
e, oggi, fanno solamente sorridere e tanta tenerezza.
Una mela al giorno non garantisce il restare in salute
e l’allontanamento di malanni e dottori per cent’anni!
In questi anni grami (lett.: di maggiolini), del virus con la corona, si dovrebbero ringraziare più persone,
però oggi, la Famiglia Bosina di Varese
premia un camice bianco che onora il nostro paese.
Per la Girometta d’oro, infatti, ha pensato
proprio a un dottore, un professore, un bosino scienziato
che, oltre ad essere un luminare in ospedale,
è impegnato in questa “guerra” persino a livello nazionale.
Re Busìn
Donn e tusàn, óman e fiö, gént da Varées,
di tücc i Castelànz, dul céntro e di paés:
Busìtt, mi va salüdi tücc, cumasessìa
ànca sa pódum no truvàss in cumpagnìa.
Ul vìrus cun la “curóna“, ‘mè ‘l füss un re,
l’è ‘n gìir a rump i ball da ‘n’ann e ànca püssée.
Ul Re busìn ‘l vör istéss parlàv un cicìn,
ancabèn via WEB, in dul nòst dialètt busìn.
Sa l’è pö véra quéll che ‘l dis ul Camilleri,
che l’è méi ‘l dialètt par dì i sentimént, quìj séri,
l’è giüst alùra, ànca par nunc da Varées,
ciciarà cumè sa üsa in dul nòst paés.
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L’ann passàa ‘l carnavàl ‘l s’è podüü no güstà:
hinn ‘nài ànca a munt tütt i bèi ròbb prugramàa.
Ul Re busìn, anbén cunt i ciav d’ra cità,
l’ha dovüü adatàss e saràss déntar in cà
e tücc s’hinn mascuràa, e mia pa’l carnavàll,
ma par prutégias da ‘l maràgn e mia ciapàll.
Anca ul “Bernascùn” ‘l par ca sa sia adatàa,
e cumè i sò busìtt, ‘l sa véed tütt bèll quatàa
Dumà i can hinn stai cuntént da quésta magàgna:
par lùur ul “lock down” ‘l s’è trasfurmàa in ‘na cuccàgna.
Ma, a la fin, par cuntentà amìis e parént,
ti hett vist da spéss cun la lèngua föra di dént.
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Sa dis che Varées l’è tra i püssée bèi cità,
par cumè sa po vìiv e la sò qualità.
Hinn ‘na belézza i giardìtt, i làagh e i muntagn,
ma màncan mia, da sücüür ànca i sò magàgn.
In gìir gh’hinn tanti laurà in pè, a vèss sincér:
staziùn, rondò, piazza dul marcàa, tütt un cantiér.
Sperémm che infìn vàgan in port e pésg che in prèssa,
parché d’altar bèi ròbb da fà ghe n’è ‘na rèssa.
Tücc sa spéttan ca sa rìva a ‘na suluziùn
par la caserma e l’ex àrea Macchi dabùn.
La natüra ul büüs du l’ozòno l’ha stupàa,
sperémm che ‘n ragn dal büüs sìan pö bun da cavàa!
L’è giüst che i stràa sa fàgan par i biciclétt:
l’è impurtànt chè l’aria la fàga mia difètt.
Ma mia cumè a Biumm, in cürva e dumà ‘n tuchèll,
e ubligà i màchin a stà in cùa, al fà mia bèll!
‘Sto ann bisèst l’è stai par la salüüt funèst,
però ànca i butég hinn stai cunsciàà pa’i fest.
Tuchèi da stòria da Varées pian pian gh’hinn pü:
fìna ‘l cafè Zamberletti l’ha saràa sü.
Un bel tocch da stòria ‘l finìss e ‘n tocch ‘l cumìncia
par ul piantùn l’è pö finìda la gran trüscia:
ul Ginkgo Biloba l’è ‘n àrbur resistént,
ma ‘mè sìmbul da Varées l’è pócch cunsistént!
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Dabùn l’aministraziùn la gh’ha ul sò da fà,
ma nunc tücc gh’hemm ‘na quai respunsabilitàa.
I Cunsìli di Quartiér hinn stài metüü in pè:
rivaràn a métt ’n quaicoss da bun in dul carnée?
Prima da finìla, vurévi regurdà
che da chi a ‘n quaj mées sarà ‘l témp da ‘nà a vutà
pa ‘l Sìndich e ‘l Cunsìli par i cinq’ann ca ven:
cerchée da dì la vòstra e da fà i ròbb par ben!
Mi sun Re e par mi gh’è dumà la munarchia,
mi capissi pócch di ròbb d’ra demucrazia,
ma da frignà in sui “sòcial”, ‘ndémm, piantéla lì!
la vòstra, ai ségg du la vutaziùn, andé a dì!
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La finìssi chì, mi pódi mia fà baldòria
cunt i mè car busìtt… ma, par finì in glòria,
mi va racumàndi: bevì ‘n bicér da vin
a la salüüt vòstra e dul vòstar…
Re Busin!
Donne, ragazze, uomini, ragazzi, varesini,
di tutte le Castellanze, del centro e dei paesi:
Bosini, io vi saluto tutti! ugualmente,
anche se non possiamo trovarci in compagnia.
Un virus con la “corona”, come fosse un re,
è in giro a rompere le scatole da un anno e più.
Il vostro Re vuole ugualmente parlarvi un po’,
anche se via WEB, nel nostro dialetto bosino.
Se è poi vero quel che afferma il Camilleri
che è meglio il dialetto per esprimere i sentimenti, quelli seri,
è giusto allora anche per noi di Varese
chiacchierare com’è usanza nel nostro paese.
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L’anno scorso non s’è gustato il carnevale:
sono andati a pallino tutti gli eventi programmati.
Il Re bosino, pur con le chiavi della città,
ha dovuto adattarsi e chiudersi in casa
e tutti si sono mascherati, e non per il carnevale,
ma per protezione dal malanno e dal contagio.
Anche il “Bernascone” (*) pare si sia adattato,
e come i suoi bosini lo si vede tutto ben coperto.
Solo i cani sono stati felici di questa magagna:
per loro il “lock down” s’è trasformato in cuccagna.
Ma alla fine, per accontentare amici e parenti,
li si è visti spesso con la lingua tra i denti.
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Si dice che Varese sia tra le più belle città
per come vi si può vivere e la sua qualità.
Sono una bellezza giardini, laghi e montagne,
ma non mancano anche le sue magagne.
Vi sono tanti lavori in corso, ad esser sinceri:
stazioni, rondò, piazza mercato, tutti cantieri.
Speriamo che infine vadano in porto e in fretta,
perché di altre cose da fare ce n’è a bizzeffe.
Tutti s’aspettano che si arrivi ad una soluzione,
davvero, per la caserma e l’ex area Macchi.
La natura ha richiuso il buco dell’ozono,
speriamo che riescano poi a cavare un ragno dal buco!
E’ giusto preparare percorsi per le biciclette:
è importante che l’aria non sia inquinata.
Ma non come a Biumo, in curva e solo un pezzetto,
e obbligare le auto a star in coda non è bello!
L’anno bisesto è stato funesto per la salute,
però anche i negozi sono conciati per le feste.
Pezzi di storia di Varese pian piano spariscono:
persino il caffè Zamberletti ha chiuso.
Un bel pezzo di storia finisce e uno incomincia.
Per il piantone è poi finito il gran da fare:
il Ginkgo Biloba è un albero resistente,
ma come simbolo di Varese è poco consistente!
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Davvero l’amministrazione ha il suo daffare,
ma noi tutti abbiamo qualche responsabilità.
I Consigli di Quartiere sono stati messi in attività:
sapranno mettere qualcosa di buono in carniere?
Prima di terminare, volevo ricordare che,
da qui a un qualche mese, sarà tempo di andare a votare
per Sindaco e Consiglio dei prossimi cinque anni:
cercate di dir la vostra e di far le cose per bene!
Io son Re e per me c’è solo la monarchia,
capisco poco delle cose della democrazia,
ma, suvvia, piantatela di lamentarvi sui “social”!
andate ai seggi per la votazione a dir la vostra!
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Mi fermo qui, non posso far baldoria
con i miei cari bosini… ma, per finire in gloria,
vi raccomando: bevete un bicchier di vino
alla vostra salute e a quella del vostro
Re Bosino!
(*) Il campanile di s. Vittore (sec. XVII) progettato dal capomastro/architetto Giuseppe Bernascone
Arriva anche quest’anno il CARNEVALE, sarà tra pochi giorni.
La pandemia ci costringe nuovamente ad annullare i festeggiamenti pubblici, ma … niente paura!!
Anche se non possiamo ritrovarci tutti insieme, la Famiglia Bosina organizza ugualmente un concorso per le mascherine!!
Certo, non sarà una festa con tutti i bambini in maschera, con tanto di sfilata, giochi, musica, merenda per tutti.
Serviranno solo delle fotografie.
Avete preparato il vostro travestimento? Inviateci una foto del/la bambino/a in maschera e potrete partecipare al nostro concorso.
Ci sono delle regole da seguire, molto semplici, ma necessarie per la buona riuscita dell’evento.
Vi aspetto!! Il vostro Re Bosino